domenica, dicembre 27, 2009

abele e sabbioneta

ci sono paesi dove la fiducia è ancora di casa. dove gli anziani ti fermano agli incroci per chiederti un passaggio in farmacia. Abele è un galantuomo, gli occhi azzurri velati di cataratta. il cappello di lana rammendato. odore di sudore, di vecchio, di voglia di vivere nonostante gli acciacchi. mi voleva ringraziare con un caffè. ero io che dovevo ringraziare lui. A

domenica, maggio 03, 2009

"volevo il movimento, non un'esistenza quieta. volevo l'emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla"
Tolstoj, La felicità familiare.

A

giovedì, aprile 02, 2009

piccoli omicidi

il treno perennemente in ritardo.
il semaforo costantemente rosso.
l'autostrada sempre intasata.
tua moglie che dopo 10 anni non ha ancora capito che odi il pesce al forno.
e adesso mi accusate di averla rinchiusa in lavatrice??!
sono innocente, lo giuro!

lunedì, marzo 30, 2009

ESERCIZIO DI SCRITTURA ESPRESSIVA (per chi mi fa notare che non scrivo spesso..)

se fossi fuoco
se fossi fuoco vi direi di non avere paura di me. vi convincerei che anche io sono come voi: a volte debole e stanco, altre volte vivace e forte.
se fossi fuoco vi svelerei che anche io temo tante cose: la pioggia, il vento, la malvagità delle persone.
spesso mi accusano di essere violento e devastatore, di prendermi ciò che non mi spetta, di fare terra bruciata intorno, di fare male alle persone.
se fossi fuoco mi direi che forse sono io che non so spiegarmi bene, o forse siete voi che mi fraintendete o che vi prendete gioco di me.
se fossi fuoco vi direi che basterebbe così poco per diventare amici: basterebbe ricordarsi che non mi piacciono i contatti troppo stretti, che sono una cosa viva, che non sono un gioco, che devo essere curato e rispettato.
se fossi fuoco vi giurerei che dal canto mio ci provo a dare il meglio di me, a rendervi la vita più piacevole e comoda.
se fossi fuoco vi farei capire che ho un animo buono, che quando mi accusano di atti criminosi, io non ne ho mai la colpa. è la mia natura che mi induce a comportarmi così.
se fossi fuoco vi direi: la prossima volta che mi incontrate, sorridetemi e salutatemi, ma da lontano.. Vi prometto che vi ricambierò con un po' di calore.

A

martedì, gennaio 06, 2009

illuminazione

l'ho guardato camminare. era girato di spalle. aveva una camminata buffa, quasi da bambino, con quel modo di dondolare le gambe ad ogni passo. lo stesso modo in cui mi imitavano i miei compagni di classe per prendermi in giro.ora so che cammino come mio padre. A

venerdì, dicembre 26, 2008

meraviglioso

"...ma guarda intorno a te, che doni ti hanno fatto, ti hanno inventato il mare..."
(Modugno e Negramaro)

domenica, dicembre 21, 2008

quello che ha detto Astrid

Non so se ho voglia di raccontarvi questa storia. Non l’ho mai detto a nessuno e non so se mi posso fidare di voi. Ma forse parlarne mi farà stare meglio. Era novembre dell’anno scorso. Ero appena arrivata a firenze col treno delle 14e40. ero scesa alla stazione campo di marte, per evitare la folla della stazione centrale. Uscita dalla stazione, mentre camminavo, per terra ho visto un portafoglio. Rosso. Da donna. L’ho aperto. era di milena zucchi, via sarpi 39. non sapevo dov’era la via e non mi andava nemmeno di chiedere. Cosi ho messo il portafoglio nello zaino e sono andata in ostello. Ho cercato la via sulla cartina, poi non so cosa mi è preso, ma ho iniziato a guardare dentro tutte le tasche del portafoglio. In una ho trovato una foto. C’era milena con i suoi due figli, un bambino di 7o 8 anni e una ragazzina. Era stata scattata a barcellona, a parc guell. Lo so perchè c’ero stata poche settimane prima. La foto era stata fatta sicuramente da sua marito. Li aveva colti di sorpresa. Sorridevano tutti e tre e avevano gli occhi felici. Ho invidiato quella foto. Al mattino presto sono andata in via sarpi, mentre mi avvicinavo al numero 39 milena è uscita di casa, con suo figlio. Non so perchè ma non sono riuscita a dire niente. Li ho seguiti. Hanno preso l’autobus e l’ho preso anch’io. Suo figlio è sceso davanti alle scuole elementari, invece milena ha proseguito. È scesa davanti all’ipercoop. Sono scesa anch’io e l’ho seguita da lontano. Ho guardato quello che metteva nel carrello. Ha preso una confezione da un litro del latte granarolo alta qualità, l’unico che bevo e 2 confezioni di biscotti osvego, i miei preferiti. Poi è andata al reparto panetteria. La commessa le ha detto: signora il solito? E lei ha risposto: no mi dia un panino in più che stasera ho un’ospite. Allora ho capito. Ho capito che non era tutto una coincidenza. Aspettavano proprio me. Così sono uscita di corsa dal supermercato. Sono andata all’ostello e mi sono preparata. Ho messo il vestito più bello che avevo, poi sono andata in via sarpi. La casa era buia, non c’era nessuno. ho aspettato lì davanti per tre ore, ma non sono tornati. Al mattino prestissimo sono andata di nuovo là. La porta di casa era aperta, e anche il cancello. Col cuore che mi batteva forte ho suonato il campanello. È uscito il marito di milena e mi ha detto: ah buongiorno, lei è dell’agenzia? E io gli ho risposto: no sono astrid. Lui mi ha guardato, sembrava non capire. Poi in giardino è entrato un camion. Ho letto la scritta: traslochi europa. Allora ho iniziato a capire e gli ho chiesto: ma andate via? E lui mi ha detto: certo traslochiamo. E le mie parole mi si sono strozzate in gola. Avrei voluto dirgli: ma come, ma a me non ci pensate, e adesso cosa faccio e dove vado? Ma non ce l’ho fatta. Lui è salito sul camion e da quel giorno non ho più rivisto milena e la sua famiglia. Di loro mi rimane solo la foto scattata a barcellona

mercoledì, novembre 12, 2008

teatro catartico

per una sera mi chiamerò Asdtrid. Ho 30 anni e giro il mondo facendo foto. ho abbandonato il mio lavoro e i miei affetti per fare quello che mi piace, per non pensare a quello che vorrei essere ma non sono. ho scelto di rappresentare questa storia. niente si sceglie a caso. il mio personaggio sarà un po' finto e un po' reale. quelli che mi vedranno, forse, mi capiranno un po' di più.
A

domenica, ottobre 26, 2008

«In tutto amo la semplicità. Questo modo di essere semplice l'ho imparato nella mia infanzia, là nel mio paese... Tutta la mia infanzia si identifica con il mio paese: pastori, campi, cielo, solitudine. Semplicità, insomma. Io mi sorprendo molto quando credono che le cose che ci sono nelle mie opere siano azzardi miei, audacie da poeta. No. Sono dettagli autentici, che a molti sembrano strani»

federico garcia lorca

venerdì, ottobre 24, 2008

venerdì, settembre 19, 2008

bruchi?



T

sabato, settembre 13, 2008

Depervasione